A Jaime Gil de Biedma
Passeggiando per il barrio viejo
Mi segui con occhi di terra
bruciata, aperta,
nella serena posizione del sorriso,
una sottile linea che guarda il mare,
ne divide la potenza, ne fa un campo
di grano giallo.
Mi racconti come sono le estati,
sono fermo nel sentire,
ed ogni senso mi arriva
battendomi le tempie.
Ed ogni senso è morbido,
appoggiato alle tue spalle,
lungo le braccia, nell’eleganza
delle dita, delle caviglie;
ritorna la luce, se ti osservo bene,
esplode il bianco tra le tue collane.
L’indecisione. Poi segue la trasparenza.
Un poco di acqua
ferma il respirare forte;
muore la città in ombre singole,
si fanno sottili le strade, legate
alle piazze con pazienza.
Passeggiamo con un vento vuoto
alle spalle,
nel centro esatto della città.
Una casa a due lati, uno sguardo ancora,
un nome nuovo dato alle cose
se ci sentiamo coraggiosi.
Ovunque arriva l’alba,
proprio mentre ritornano
gli uccelli al loro ramo,
e le coppie disgraziate.